Lemma | comunicazione |
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Categoria grammaticale | N |
Lingua | italiano |
Sigla | Martinet (1984) |
Titolo | La considerazione funzionale del linguaggio |
Sinonimi | |
Rinvii | |
Traduzioni | |
Citazioni | […] lo scopo principale della lingua è la comunicazione. È molto vantaggioso che da un lato qualcosa che ostacola la comunicazione sia frenato e denunciato e dall’altro che qualcosa che non la ostacola sia trascurato e ci si passi sopra. (p. 190) Ma la comunicazione per mezzo della doppia articolazione è un procedimento costoso che l’uomo tenderà ad evitare quando i suoi bisogni possono essere soddisfatti attraverso l’uso di mezzi più semplici, più diretti, come i gesti, da soli o sorretti dalla parola. Un altro modo molto efficace di ridurre lo sviluppo di energia implicata nella comunicazione è contare sulla situazione nella quale si trovano gl’interlocutori: 'bellissimo!' 'bah!' 'no!' Esprimono benissimo da soli un senso fra persone che guardano lo stesso oggetto o sono presenti allo stesso avvenimento. Questo contar sulla situazione è tanto generale che tutte le lingue hanno sviluppato varie classi di monemi la cui interpretazione dipende sempre dalla situazione. Tali sono i dimostrativi 'questo', 'quello' eccetto quando sono usati in riferimento al contesto, riferimenti temporali come 'ora', 'ieri', 'oggi', 'l’altra notte' o il monema «passato» e i pronomi personali come 'io' e 'tu'. La situazione rende generalmente così ovvio chi sia il soggetto di seconda persona dell’imperativo, che la sua espressione è piuttosto l’eccezione che la regola. Tutti questi espedienti economici sono benvenuti nell’uso linguistico, ma certamente limitano l’aspetto ideale della comunicazione umana, che è l’autosufficienza. (p. 91) Le lingue servono a molti scopi […] Ma le lingue sono usate innanzitutto per la comunicazione, cioè la trasmissione dell’esperienza da una persona all’altra. La comunicazione è, per esmpio, implicata negli usi artistici che facciamo del linguaggio, e quello che in questo caso non è comunicazione appartiene all’espressione, parola che, nella terminologia tecnica, dovremmo riservare all’attività linguistica egocentrica, il cui scopo non è di trasferire l’informazione da chi parla a chi ascolta, ma di liberare il primo da pressioni interne e tensioni di ogni sorta. (p. 41) La comunicazione prenderà quindi la forma di una successione di monemi ognuno corrispondente a qualche elemento definito dell’esperienza. Ma, naturalmente, la scelta e la natura degli elementi dell’esperienza varierà da una lingua all’altra. (p. 69) Possiamo concludere da tutto ciò che la nozione di comunità linguistica è non soltanto utile, ma inevitabile in linguistica, dal momento in cui una lingua è concepita come uno strumento di comunicazione che si adatta continuamente ai bisogni del gruppo che lo usa: «comunicazione» implica «comunità». (pp. 152-153) Quello che caratterizza la comunicazione linguistica e la oppone ai gemiti prelinguistici è precisamente quest’analisi in un numero di unità che, a causa della loro natura vocale, devono essere presentate successivamente in una serie lineare. (pp. 42-43) |