Lemma | linguaggio |
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Categoria grammaticale | N |
Lingua | italiano |
Sigla | Pagliaro (1930) |
Titolo | Sommario di linguistica arioeuropea. Cenni storici e questioni teoriche |
Sinonimi | |
Rinvii | |
Traduzioni | |
Citazioni | […] il linguaggio appunto perch’è espressione costituisce il problema fondamentale della conoscenza [...]. A noi sembra che con esso (Cratilo) Platone fra la concezione del linguaggio come opera dominata da una necessità naturale (φύσει), esistente al di fuori degli uomini e quasi metafisica, e quella che invece lo considera opera umana, dipendente quindi dal criterio (νόμῳ) e dall’arbitrio degli uomini, metta innanzi una nuova concezione secondo la quale il linguaggio è opera umana, ma ne è escluso ogni carattere di casualità e di arbitrarietà, essendo esso stesso legge (νόμος), accordo (ὁμολογία), convenzione (ξυνθήκη). In Aristotele il problema del linguaggio va distinto nettamente da quello del pensiero. Per lui la lingua è principalmente suono articolato (φωνή), però il contenuto del suono non appartiene ad essa, ma al pensiero (λόγος): φύσει non indica più l’assolutezza, la verità, ma semplicemente la conformità al proprio scopo e mentre il λόγος è φύσει, la costituzione meccanica della parola è invece originaria della convenzione (κατά ξυνθήκην). […] il linguaggio è soprattutto funzione, significato. Domandarsi ora qual è l’origine di questo linguaggio è porsi la questione perché l’uomo ha una fantasia ed un pensiero, cioè domandarsi perché l’uomo è uomo. In sostanza da questo estremo limite partivano coloro i quali risolvevano il problema affermando l’origine divina del linguaggio. Una volta che il linguaggio sia considerato ἐνέργεια, cioè attività, il problema della natura dello stesso deve necessariamente muoversi fra i due poli dell’individualità e della socialità. Il linguaggio che è ἐνέργεια, attività individuale, è pure νόμος, poiché l’individuo è pur esso νόμος. |