[...] una lingua è una semiotica nella quale ogni altra semiotica, cioè ogni altra lingua e ogni altra struttura semiotica concepibile, può essere tradotta. Tale traducibilità si basa sul fatto che le lingue (e le lingue soltanto) sono in grado di formare qualunque materia; nella lingua, e soltanto nella lingua, è possibile «lottare con l’inesprimibile finché si arrivi ad esprimerlo» [36]. (p.117)
[n.36 Kierkegaard] - Hjelmslev (1968) [...] la lingua è una forma, e [...] al di fuori di tale forma, con una funzione rispetto ad essa, si trova qualcosa di non linguistico, che Saussure chiama «sostanza»: cioè, per noi, la materia. (p. 83) - Hjelmslev (1968) Una ‘lingua’ si può definire come una paradigmatica i cui paradigmi sono manifestati da tutte le materie; e un ‘testo’ analogamente come una sintagmatica le cui catene, se si espandono indefinitamente, sono manifestate da tutte le materie. (pp. 116-117) - Hjelmslev (1968) Le lingue […] non si possono descrivere come puri sistemi di segni; in base al fine che loro generalmente si attribuisce, esse sono in primo luogo e soprattutto sistemi di segni; ma in base alla loro struttura interna esse sono in primo luogo e soprattutto [...] sistemi di figure che si possono usare per costruire dei segni. (p. 51) - Hjelmslev (1968) Quando si tratta di linguaggio nel senso ordinario del termine, che solo ci interessa qui, possiamo usare anche designazioni più semplici: possiamo chiamare il processo ‘testo’, e il sistema ‘lingua’. (p. 43) - Hjelmslev (1968)
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