[...] un’analisi – una progressione deduttiva dalla classe al componente e al componente del componente [...]. (p. 25) - Hjelmslev (1968) [...] l’analisi deve muovere dalle invarianti che hanno la massima estensione concepibile alle invarianti che hanno la minima estensione concepibile, sicché fra questi due punti estremi si tocchi il maggior numero possibile di gradi di derivazione. (p. 105) - Hjelmslev (1968) Possiamo [...] definire formalmente l’‘analisi’ come la descrizione di un oggetto in base alle dipendenze uniformi di altri oggetti da esso e l’uno dall’altro. (p. 32) - Hjelmslev (1968) L’analisi consiste [...] in effetti nella registrazione di certe dipendenze fra certi terminali, che possiamo chiamare, secondo l’uso accettato, parti del testo, e che esistono appunto in virtú di queste dipendenze e solo in virtú di esse. (p. 32) - Hjelmslev (1968) La definizione di analisi presuppone solo termini o concetti non definiti entro il sistema di definizioni specifico della teoria linguistica, e posti come indefinibili: ‘descrizione’, ‘oggetto’, ‘dipendenza’, ‘uniformità’. (p. 33) - Hjelmslev (1968) Per essere esauriente l’analisi deve essere organizzata in maniera che ad ogni stadio si analizzino le parti che sono di massima estensione, cioè di numero piú basso, o entro la catena analizzata nella sua totalità o entro qualunque sezione arbitraria di essa. (p. 64) - Hjelmslev (1968)
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