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Lemma  parola 
Categoria grammaticale 
Lingua  italiano 
Opera  Whitney (1876) 
Sinonimi   
Rinvii   
Traduzioni   
Citazioni 

[…] occorrono accidentali rispondenze tra parole che non hanno alcuna connessione storica […]. (p. 207)
- Whitney (1876)

[…] ma la parola, in ogni caso, gli [fanciullo] dà un nucleo determinato, intorno a cui può essere aggruppata una conoscenza sempre crescente […]. (p. 34)
- Whitney (1876)

[…] usi […] figurati di una parola non ci rendono perplessi […] sono parte […] della sfera di applicazione della parola. Perché in questo processo di trasferimento da un uso ad un altro egli è un fatto importante questo, che noi gradatamente perdiamo il sentimento della figura che vi è implicita, e giungiamo ad adoprare ciascun segno come se fosse stato sempre il semplice e perfetto rappresentante della sua idea. (p. 110)
- Whitney (1876)

[…] egli [il fanciullo] non coglie tanto presto l'idea che un certo accozzo di suoni appartenga ad una data cosa e la rappresenti; vi stenta un po’ più di quel che, in età più inoltrata, stenterà a cogliere l'idea che una serie di caratteri scritti rappresenti una parola. (p. 13)
- Whitney (1876)

[…] le nostre menti son così avvezze ad operare con le parole e attraverso la trafila delle parole, da non saper neanche concepire lo stato in cui sarebbero, quando fossero spoglie di tali aiuti. (p. 27)
- Whitney (1876)

[…] le nostre parole son quasi universalmente nome di classe […] ed in pratica, avendo nominato un obietto individuale applichiam lo stesso nome a qualsivogliano altri obietti, abbastanza simili ad esso da formarci classe insieme. (p. 98)
- Whitney (1876)

[…] parentela, tra le parole come tra gli uomini implica dipendenza da un antenato comune. E ciò che è vero delle parole di due lingue è vero delle lingue stesse: lingue constanti di parole affini devono essere discese da un unico linguaggio comune. (p. 207)
- Whitney (1876)

[…] lo sparire d'innanzi all'attenzione di una società i concetti designati da certe parole cagiona la sparizione di quelle parole. Se qualcosa di cui una volta la gente pensava e parlava giunge a non importarla più, la rispettiva fraseologia va in dimenticanza; ammenochè, naturalmente, non sia preservata, come memoria del passato, con alcuni di quei mezzi cui la cultura fornisce. (p. 125)
- Whitney (1876)

[…] la forma dei concetti di ciascheduno, rappresenta dall'uso che egli fa delle parole, è diversa da quello di qualunque altro […]. (p. 190)
- Whitney (1876)

[…] vi son soggetti di decenza o di delicatezza, relativamente ai quali abbiam da scegliere con molta cura le nostre espressioni, se non vogliamo offendere o disgustare. È una delle prove più singolari del dominio che le parole hanno ottenuto sui pensieri, questo nostro tollerare in forma indiretta, figurata, puramente suggestiva, ciò che ci ripugnerebbe in modo diretto […] un termine cioè, dopo un certo tempo, a furia di usarsi sempre, finisce per avere un significato troppo diretto, e si deve escogitarne uno nuovo, meno vivace. (p. 144)
- Whitney (1876)

[…] v'è in ogni lingua una certa somma di materiale che invecchia, a diversi stadi di senilità: alcune parole che son solo poco usuali ovver ristrette a particolari locuzioni […] ; alcune che appartengono ad un particolare stile, arcaico o poetico; alcune che son divenute strane e inintelligibili ai parlanti ordinari, sebbene appartenessero prima all'uso quotidiano; alcune che sopravvivono solo in dialetti locali. E i monumenti più antichi di una lingua, se conservati, mostran parole in più o meno quantità, che sono irrimediabilmente andate. (p. 131)
- Whitney (1876)

[…] vi devono essere in ogni linguaggio esistente, preso in un momento qualunque, processi di differenziazione non ancora pienamente compiuti, parole e forme di parole in uno stato di transizione, alterantisi ma non alterate, parole e frasi in prova, introdotte ma non generali, parole che invecchiano ma non sono ancora invecchiate; antichi modi di pronuncia che cominciano a parere strani ed affettati […]. (p. 189)
- Whitney (1876)

Il tenere […] che parole già bell'e formate, divisibili in elementi radicali e formali, fossero sin dalla bella prima negli usi della favella, è altrettanto difensibile quanto l'opinione di chi dicesse che gli uomini incominciassero a lavorare con martelli e seghe e pialle e chiodi, ed a lottare con lance dalla punta ferrata ed archi e catapulte. (pp. 274-275)
- Whitney (1876)

[…] le parole, strumenti del pensiero […]. (p. 27)
- Whitney (1876)

Una parola è prodotta da una sommamente intrigata successione di atti degli organi vocali; una incuriosa e sbadata omissione di qualcuno di tali atti si risolve in una mutilazione della parola, ossia un leggiero rilassamento della energia di articolazione affetta il carattere di uno dei suoni nel composto fonetico; e siccome la parola risponde al suo scopo né più né meno di prima, così quel dileguo di un suono passa inosservato, e l'altro è ripetuto, e diviene prima usuale , poi costante. (p. 183)
- Whitney (1876)

Una parola può fino ad un certo punto, mutar forma senza mutar significato; e può assumere un senso interamente nuovo senza mutar forma. Benchè, stando al fatto, poche sono o nessuna le parole che non facciano l'una cosa e l'altra […]. (p. 61)
- Whitney (1876)

Una parola, una intera famiglia di parole, col solo non essere più usata, perisce, ed è come se la non fosse mai esistita; ammenoché non sia per opera della civiltà serbata traccia del suo valore di una volta […]. (p. 320)
- Whitney (1876)

Con le parole egli [il fanciullo] viene a dar forma ad oscuri concetti, ed a segnare grossolane distinzioni, che poi con l'esperienza farà più giuste e più precise, le approfondirà, le spiegherà, le correggerà. (p. 15)
- Whitney (1876)

Ogni parola si può paragonare senza esagerazione ad una invenzione, che ha il suo luogo, modo e circostanze, in cui fu ideata, la sua preparazione nelle abitudini anteriori della favella, la sua efficacia nel determinare gli ulteriori progressi dello svolgimento di quella […]. (pp. 368-369)
- Whitney (1876)

Quanto sia grande […] la somma d'arricchimento del linguaggio mediante questo mezzo [alterazioni di significato], può scorgersi osservando la varietà di significati appartenenti alle nostre parole. Se ognuna fosse come un termine scientifico, limitato ad una classe definita di cose strettamente simili, il numero di parole, di cui il parlante colto fa uso attualmente, sarebbe ben lungi dal rispondere ai fini suoi. Ma è l'ordinario ufficio di una parola il coprire non un punto solo, ma un territorio, ed un territorio irregolare, eterogeneo, variabile. (pp. 140-141)
- Whitney (1876)

Se la utilità richiede che la parola imparata, e sinora usata solo in un certo senso o gruppi di sensi, ed avente una data forma, sia applicata ad un altro senso ancora o cessi addirittura di applicarsi al senso vecchio e si consacri al nuovo, ed assuma poi una forma un po’ differente, la cosa è fatta e nessuno la può impedire; se la pratica utilità, per una qualunque ragione, non c'è più in una parola, questa va fuor d'uso e non è più […]. (pp. 179-180)
- Whitney (1876)

Se stessimo a contare nelle parole anche quei soli gradi di differenza di significato i quali potrebbero essere distinti anche mediante apposite parole, le 100,000 parole inglesi dovrebbero indubbiamente ammontare a un milione o due. (pp. 141-142)
- Whitney (1876)

[…] solo nel più alto sviluppo della favella avvien che la parola scritta abbia suppergiù la stessa efficacia della parola parlata ed udita. (p. 352)
- Whitney (1876)

Egli è […] nella natura di una parola l'aver i suoi usi e le sue applicazioni figurate né più né meno come le letterali; noi ereditiamo il nostro vocabolario in quella condizione; e con nuove scoperte di analogie e nuovi traslati, noi andiam continuamente aggiungendo alla confusione […] usiamo ogni parola come l'abbiamo imparata, lasciando al lessicografo di ricondurre le ramificazioni alla sorgente del significato primitivo od etimologico. (pp. 110-111)
- Whitney (1876)

Può […] accadere che una parola importante perisca, senza che siasi provveduto un sostituto perfetto […]. (p. 130)
- Whitney (1876)

Ma non per sola importazione straniera avvien che le parole indigene divengan superflue e sieno smesse. Vi sono abbondanti casi di semplice disuso di una parola, prima invecchiante e poi invecchiata, per un atto di surrogazione attribuibile solo a ciò che noi chiamiamo caso o capriccio. (p. 130)
- Whitney (1876)

Non solo le parti delle stesse parole nella loro combinazione, ma anche le singole parole nella loro collocazione, s'affettano a vicenda; e l'influenza si esercita particolarmente nei loro elementi finali. (p. 90)
- Whitney (1876)

I cinque settimi di materiale classico nell'inglese son principalmente parole di uso dotto solamente, le quali il fanciullo non è obbligato a sapere per poter "parlare inglese" e che l'uomo non istruito mai non impara; una quantità di esse occorron di rado anche nei libri. Ma qualunque di esse può, in certe condizioni della vita pratica, venire ad essere così familiare come il materiale di men artificiale origine […]. (p. 151)
- Whitney (1876)

Le nostre parole sono troppo spesso segni indicanti generalizzazioni immature ed affrettate, indefinite ed indefinibili. Le usiamo abbastanza esattamente per gli ordinari bisogni pratici della vita […]. (p. 34)
- Whitney (1876)

Fino a tanto che la parola entrante in combinazione con altra ritiene il suo proprio tipo inalterato, il prodotto non è che un composto; ma quando, col cambiamento fonetico, la sua origine e l'identità sua colla parola che sussiste tuttora indipendente sian nascoste, il composto diviene piuttosto un derivativo. (p. 65)
- Whitney (1876)

Quelli che parlano non sanno e non curano donde le loro parole vennero; san semplicemente cosa significano; anche il più dotto di noi può rifar la storia di sol una piccola parte del suo vocabolario, e sol per un piccol tratto. (p. 355)
- Whitney (1876)

La teorica, che un concetto sia impossibile senza una parola che lo esprima, è un paradosso insostenibile: insostenibile s'intende, con buone ragioni, ché con abbagli e buoni argomenti ognuno è padrone. (p. 174)
- Whitney (1876)

La parola esiste ‘θέσει’, ‘per attribuzione’; e non ‘φύσει’, ‘per natura,’ nel senso che vi sia, o nella natura delle cose in generale o nella natura dell'individuo parlante, qualche ragione che prescriva e determini quella data parola. (p. 22)
- Whitney (1876)

La giovane intelligenza è sempre intesa ad imparar parole, e cose mediante le parole […]. (p. 15)
- Whitney (1876)

V'ha di quelli i quali tengono che le parole si trovino attribuite alle cose per una specie di misterioso processo naturale, in cui gli uomini non abbian alcuna parte […]. (p. 180)
- Whitney (1876)

Vedemmo […] che le parole furono assegnate ai loro speciali usi (fin dove è possibile tracciare la loro storia) ognuna a un tempo dato in passato, e per ragioni che appagavano quelli che stabilivano quei nomi sebbene del nome non ne facessero né una definizione né una descrizione del concetto […]. (p. 96)
- Whitney (1876)

Insisteremmo […] sul capriccio della sorte, che, mentre lascia alcune parole ridursi sino al più sottile scheletro, quasi ombra del loro valore sostanziale, in altre accumula pienezza di contenuto ideale e forza, […] e così pure insisteremmo sopra il contrasto tra le parole che da una origine bassa ed indifferente salgono in dignità, e quelle che da un'origine rispettabile precipitano in basso loco […] tra le parole che divengono così convenzionalmente inespressive che si deve andar in cerca d'una fraseologia più nuova e più positiva, e quelle che, trattandosi di soggetti delicati, divengono troppo direttamente suggestive, e son sostituite nell'uso raffinato da altre che accennano più da lontano al senso cui si mira; tra le parole che per nessuna ragione assegnabile divengono normali, ed altre che irragionevolmente vengono ad essere guardate di traverso ed evitate. (pp. 122-123)
- Whitney (1876)

Ciò che egli ha è specialmente il nocciolo centrale del linguaggio, come lo possiam chiamare: i segni dei concetti più comunemente ricorrenti, le parole che ogni parlatore usa ogni giorno. (p. 29)
- Whitney (1876)

Quando gli uomini imparano una lingua straniera, praticamente, essi son capaci di maltrattarne specialmente le terminazioni; se afferrano il corpo della parola, la sua principal parte significativa in modo intelligibilmente corretto, si contenteranno di lasciar le relazioni da intendersi mercè il contesto. (p. 135)
- Whitney (1876)

 
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