[…] usi unilaterali e figurati di una parola […] sono parte […] della sfera di applicazione della parola. Perché in questo processo di trasferimento da un uso ad un altro egli è un fatto importante questo, che noi gradatamente perdiamo il sentimento della figura che vi è implicita, e giungiamo ad adoprare ciascun segno come se fosse stato sempre il semplice e perfetto rappresentante della sua idea. (p. 110) - Whitney (1876) […] attraverso l'intera cerchia delle categorie: posizione e successione, forma e grandezza, maniera e grado: tutte, nella loro indefinita moltitudine sono divise ed aggruppate, come le sfumature del colore, ed ogni gruppo ha il suo proprio segno, per guidare l'apprensione ed aiutare il discernimento di chi lo usa. (pp. 24-25) - Whitney (1876) Dal momento che [la parola 'bishop'] diventò il segno ricevuto per indicare una certa cosa, tutta la sua carriera fu tagliata e slegata dalla sua primitiva radice; divenne, ciò che dopo ha sempre continuato ad essere, un segno convenzionale, e quindi un segno alterabile, indicante un certo concetto, variabile anch'esso e soggetto a sviluppo. In questo fatto fondamentale, che quel segno articolato era convenzionale, e al concetto significatone era legato da un semplice legame di associazione mentale, sta la possibilità così del suo cambiamento di senso come di quel di forma. (p. 60) - Whitney (1876) Data la verità del darvinismo, e che l'uomo sia un perfezionamento di un animale inferiore, egli è ad ogni modo ammesso che le ultime e più prossime forme di transizione sieno perite, sterminate forse dall'uomo nella lotta per l'esistenza […] Se tali forme transitorie potessero essere ripristinate, noi troveremmo che anche per la favella le forme transitorie non consisterebbero menomamente in una piccola provvista di segni articolati naturali, bensi in un sistema inferiore di segni convenzionali, nell'intonazione, nel gesto, nel moto del viso. (p. 348) - Whitney (1876) Nel vero e proprio significato della parola […] ogni vocabolo tramandato in qualsiasi umano linguaggio è un segno arbitrario e convenzionale […]. (p. 22) - Whitney (1876) Egli [l'apprendiemento di un secondo linguaggio] è sempre il mettersi a memoria un certo complesso di segni dei concetti e delle loro relazioni, usati in una certa società esistente o estinta; segni che coi concetti che indicano non han connessione più naturale e necessaria di quella che ve l'abbiano i nostri propri segni, anzi sono arbitrari e convenzionali non meno di questi: e de' quali possiamo renderci padroni sino ad un grado dipendente soltanto dalle occasioni più o men propizie, dalla capacità nostra, dalla diligenza, e dalla lunghezza del tempo che vi consacriamo […]. (pp. 28-29) - Whitney (1876) Quelli che negano l'antecedenza dell'idea al segno tengono che tale antecedenza imporrebbe che gli uomini pensanti elaborino in anticipazione una falange di pensieri, e dopo si rifacciano indietro e con un consapevole riepnsamento dien loro i nomi. È questa una falsa interpretazione, d'imperdonabile grossolanità. Quel che si suppone da noi, invece è questo: che ogni atto di nomenclatura sia preceduto dal suo proprio atto di concezione […]. (p. 174) - Whitney (1876) Le nostre parole sono troppo spesso segni indicanti generalizzazioni immature ed affrettate, indefinite ed indefinibili. (p. 34) - Whitney (1876) Le forme […] dan corpo e distinta consapevolezza solo ad una piccola parte della infinità di rapporti sussistenti tra gli obietti del pensiero, rapporti che tutti la mente implicitamente riconosce pur quando non dirige l'attenzione ad essi con l'espressione […] Quando il rapporto ha ottenuta l'espressione, la mente che lo contempla non è dipendente dal segno acustico di esso, ma può per l'uso continuo del segno essersi ormai resa spensieratamente sicura, e, pur concretando l'idea, permettersi di lasciare cadere il segno come non indispensabile. (p. 136) - Whitney (1876) La relazione [ tra segni linguistici e concetti] è stabilita alla prima a forza di tentativi, esposti all'errore e soggetti all'emendamento. (p. 31) - Whitney (1876) Pel fanciullo che impara a parlare, tutti i segni son in sé stessi egualmente buoni per tutte le cose; tanto, egli poteva appropriarsi e riprodurre così un segno come un altro, per un dato scopo. (p. 21) - Whitney (1876) Oggi […] ogni nome, di qualunque genere o quantità (salvo poche eccezioni […]) prende 's' come segno di plurale. (p. 44) - Whitney (1876)
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