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Lemma  linguaggio 
Categoria grammaticale 
Lingua  italiano 
Opera  Whitney (1876) 
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Traduzioni   
Citazioni 

[…] per quanto indietro si spinge l'occhio dello storico di esso [linguaggio], sia per mezzo di monumenti che ancor ne avanzino, sia per induzioni comparative, il linguaggio è sorpreso sempre in uno stato di quasi infinita suddivisione […]. (p. 214)
- Whitney (1876)

[…] per forze esterne, di cui ogni atto ed effetto è chiaramente definibile, le lingue colte andarono e vanno estendendo il loro impero, incalzando fuori dell'uso i 'patois' venuti su durante il vecchio ordine di cose, ottenendo insomma tale un trionfo, che gli uomini hanno cominciato a sognare di un'era in cui un linguaggio solo possa essere parlato su tutta la terra […] È possibile fraintedere questi fatti della grande storia della favella umana, al punto da credere che il linguaggio cominciasse effettivamente in una condizione di infinita divisione dialettale, e che sia stato, sin dal bel principio, tendente alla concentrazione e alla finale unità. (p. 215)
- Whitney (1876)

Il linguaggio è assolutamente la più cospicua delle manifestazioni delle attitudini superiori dell'uomo, ed ha la più ampia e profonda efficacia su tutte le altre manifestazioni; e siccome la superiorità delle azioni dell'uomo si compendia vagamente nella parola ragione, così s'identifica da alcuni ragione e linguaggio. (p. 364)
- Whitney (1876)

Il linguaggio può in modo breve e comprensivo essere definito come il mezzo di espressione del pensiero umano. In un senso più lato e più libero, ogni cosa che dà corpo al pensiero e lo fa apprensibile, per qualunque via, si chiama linguaggio […]. (p. 1)
- Whitney (1876)

Nessun uomo viene in possesso di un linguaggio esistente senza impararlo; nessun animale, che si sappia, ha alcuna espressione che esso impari, cioè che non sia il dono diretto della natura a lui. (p. 339)
- Whitney (1876)

Di tali mezzi parlati ed udibili [segni articolati ed udibili] di espressione nessuna umana società è stata trovata priva. Dalle razze più alte alle più basse, tutti gli uomini parlano; tutti sono in grado di scambiare i pensieri che hanno. Il linguaggio, adunque, appare manifestamente "naturale" all'uomo. (pp. 2-3)
- Whitney (1876)

Dell'invenzione vera e propria di parole nuove, il linguaggio, nel corso de' tempi storici (giacché del suo stadio iniziale non parliamo) presenta solo rari esempi. (p. 152)
- Whitney (1876)

Il linguaggio parlato incominciò […] allorché un grido di dolore, strappato dapprima da una vera sofferenza, visto che era inteso e trovava un'eco in altrui, fu ripetuto per imitazione, non più come una mera espressione istintiva, ma all'intento di significare agli altri: "io sono (fui, sarò) sofferente" […]. (pp. 354-346)
- Whitney (1876)

La parte della società in tal lavoro è dipendente e condizionata dal semplice fatto che il linguaggio non è un possedimento individuale, ma sociale. Il linguaggio esiste […] non solo in parte, ma primariamente, pel fine della comunicazione; gli altri suoi usi vengono dopo e come seguito di questo. Anzi la gran massa di quelli che lo parlano credono che esso esista per la sola comunicazione: questo è l'uso che lo presenta e raccomanda ad ogni mente. Non avrebbe diritto di chiamarsi linguaggio quello che una sola persona intendesse ed usasse; e non ve n'è, non ve n'è mai stato, uno cosifatto. (pp. 183-184)
- Whitney (1876)

[…] la condizione delle lingue americane viene ad essere un compendio di quella del linguaggio del mondo in generale. Grandi ed estese famiglie, gruppi limitati, dialetti isolati ed in deperimento, si toccano e si cozzano a vicenda. (p. 317)
- Whitney (1876)

Le leggi e le tendenze generali del linguaggio […] sono realmente solo leggi dell'azione umana sottoposta alla guida comune dell'abitudine e delle circostanze. (p. 181)
- Whitney (1876)

L'intento generalmente conseguito colle aggiunte al linguaggio è evidentemente l'estensione ed il miglioramento dell'espressione, il fornir segni rappresentativi delle nozioni nuove, l'emendare la rappresentazione delle vecchie. Ma […] questi fini sono in non piccola parte raggiunti senza apparente cambiamento del linguaggio, bensì con le nuove combinazioni sintattiche degli antichi materiali della favella, coll'accozzare parole antiche in sentenze nuove. (p. 139)
- Whitney (1876)

Il linguaggio si consolida, specialmente contro a quelle alterazioni che procedono da inesattezza; le differenze locali non sono solo impedite che nascano, ma anche sono cancellate, fin dove l'effetto dell'educazione si stende.(p. 194)
- Whitney (1876)

La scienza del linguaggio ci ha resi democratici […] ci ha insegnato che tanto è lingua la favella di un uomo quanto quella di un altro uomo; che anche la più colta lingua che vi sia non è che il dialetto di una certa classe in un certo luogo. (p. 216)
- Whitney (1876)

La testimonianza […] che il linguaggio fa della razza, non è quale la fa un carattere fisico, od altro che in questo si fondi e lo rappresenti: è la testimonianza che può dare una istituzione tramandata, la quale all'occorrenza può essere lasciata dai suoi naturali eredi o raccolta da uomini d'altro sangue. (pp. 326-327)
- Whitney (1876)

Pochi linguaggi vi sono a questo mondo scevri di mescolanza, come poche razze vi sono cosifatte; ma l'una mistura non determina punto l'altra, né è la misura dell'altra. (p. 10)
- Whitney (1876)

Vi è […] un grado d'individualità, che giustificherebbe il pretendere, che quello facesse, ad un nome apparte, ma la lingua sarebbe addirittura intrattabile, ove constasse di cosiffatte denominazioni individuali; ed in pratica, avendo nominato un obbietto individuale, applichiamo lo stesso nome a qualsivoglia altri obbietti, abbastanza simili ad esso da formarci classe insieme. (p. 98)
- Whitney (1876)

Vi è […] un altro corollario a desumere dal concetto che ci siam fatti noi del linguaggio, come di elemento costitutivo della civiltà umana, ed è, che la sua produzione non fece parte di quel complesso di cause, che potè determinare lo sviluppo dell'uomo da qualche altra razza inferiore. Il di più che il linguaggio poté fare, fu di sollevare l'uomo dallo stato selvaggio a quel livello, a cui egli era capace di salire. Il solo sviluppo che riguardò il linguaggio, fu lo sviluppo storico della facoltà dell'uomo. Certo anche la solita legge dell'eredità, nei soliti limiti, si applica al linguaggio. Il discendente d'una razza colta è più educabile di quel d'una razza selvaggia […]. (p. 365)
- Whitney (1876)

Questa grande ed importantissima istituzione che è il linguaggio, sebbene portata avanti da passo a passo della sua vita, nella condizione stessa in cui era per lo addietro, portata avanti, dico, dall'incessante processo dell'insegnamento e dell'apprendimento, nello stesso tempo poi non è, in nessuna sua parte o particella, invulnerabile dall'azione alterativa di quelli che lo imparano e lo usano. (p. 179)
- Whitney (1876)

Qual che sia il linguaggio che primo ei [chi lo apprende] s'appropria, esso è per lui la via naturale e necessaria del pensare e del parlare; altra egli non ne concepisce possibile […] anche il più povero linguaggio già in atto è sempre meglio di ciò che le facoltà di uno qualunque sarebbero state capaci di produrre senz'alcun aiuto, tanto che coll'impararlo, un tal linguaggio, l'individuo anche dotato delle maggior attitudini naturali vien sempre ad accelerare molto la educazione di tali attitudini […]. (p. 26)
- Whitney (1876)

Se le attitudini che ha un popolo e gli acquisti che fa, formano il suo linguaggio, non è men vero che il linguaggio alla sua volta aiuta a determinare il carattere d'esso popolo e il suo progresso intellettuale. La forte influenza riflessa del linguaggio sull'azione mentale è un fatto universalmente ammesso in linguistica. Ammetterlo non è che ammettere una verità assiomatica, che è che le abitudini radicate, che ciascuna generazione eredita dalla sua precedente, hanno un'influenza regolatrice sull'azione. (p. 273)
- Whitney (1876)

[…] soltanto per un certo processo di selezione naturale, e pel sopravviver di quel mezzo ch'è il più acconcio, avvenne che la voce la vincesse sugli altri due mezzi, e venisse ad esser il massimo di tutti, tanto che l''espressione' si chami senz'altro 'linguaggio' […]. (p. 349)
- Whitney (1876)

[…] la comunicazione resta sempre la principal forza determinatrice del linguaggio […] essa è che determina l'unità di un linguaggio e pone un freno alle divariazioni dialettali […]. (p. 343)
- Whitney (1876)

[…] ad onta di tutte queste varietà, il linguaggio è uno; è uno per la semplice ragione che, sebbene i vari individui che lo parlano possano discorrere in modo da riuscirsi inintelligibili a vicenda, possono però anche, su materie del più familiare interesse comune, intendersi benissimo. Siccome l'obietto diretto del linguaggio è la comunicazione, così la possibilità della comunicazione fa la unità del linguaggio. Nessuno può definire, nel senso proprio di questa parola, un linguaggio; perché questo è una grande istituzione concreta, un assieme di usi prevalenti in una certa società, e piò essere solo additato e descritto. (p. 192)
- Whitney (1876)

[…] differenti linguaggi fanno differenti classificazioni […]. (p. 23)
- Whitney (1876)

[…] ogni elemento di cognizione e di coscienza che acquisti, ei [lo spirito] lo fissa in posizione sicura col mezzo del linguaggio, ed è sempre inteso a nuovi acquisti di cognizione e di ulteriore dominio delle proprie facoltà, ed a fissarli nel detto modo […] lo spirito è sempre in azione sotto la superficie della favella, e rifonde ed emenda le classificazioni supposte dalle parole, e riesce a nuovamente rivedere i concetti già languidamente appresi e goffamente trattati, e ad accumulare nuovo sapere dentro gli antichi termini- tutto questo, in complesso, con l'aiuto del linguaggio, ma in ogni singolo atto mentale indipendentemente dal linguaggio […]. (p. 176)
- Whitney (1876)

[…] ma ogni linguaggio, preso in complesso, è un'istituzione a cui han collaborato molte generazioni o centinaia di generazioni, e innumerevoli migliaia di operai individui. (p. 369)
- Whitney (1876)

[…] per gl'intendimenti scientifici il vocabolo [linguaggio] ha bisogno di restrizione; poiché altrimenti esso si applicherebbe a quasi ogni atto o prodotto umano che riveli il pensiero che gli dié vita. Linguaggio, dunque, significa, piuttosto, certi mezzi onde gli uomini consapevolmente e intenzionalmente rappresentano il loro pensiero, affine, principalmente, di farlo noto agli altri uomini: è l'espressione che mira alla comunicazione. (p. 1)
- Whitney (1876)

[…] egli [uomo] aggiunge nuovi fatti, traccia nuove distinzioni, stabilisce nuovi rapporti, che l'attuale linguaggio tecnico di quell'ordine di studi non sia in grado di esprimere; e sorge così un assoluto bisogno di nuova espressione, che d'un modo o d'un altro dev'esser trovata; e la si trova. Ogni linguaggio si deve provare atto a significare ciò che quei che lo parlano vogliono esprimere; se inadeguato a ciò, avrebbe da abdicare il suo ufficio, come quello che non potrebbe più a lungo rispondere agl'intenti del linguaggio. (pp. 40-41)
- Whitney (1876)

[…] quanto il linguaggio sia lungi dall'essere identico al pensiero […] È […] il mezzo dell'espressione del pensiero, uno strumento ausiliario ai processi del pensiero. (p. 35)
- Whitney (1876)

[…] se il linguaggio fosse sempre rimasto nell'originario suo semplice stato, la sfera del cambiamento fonetico sarebbe stata grandemente ristretta, e gli effetti assai men paragonabili a scadimento. (p. 93)
- Whitney (1876)

[…] nell'uso ordinario "linguaggio" significa articolazione e nient'altro che articolazione. E così noi l'intenderemo qui: il linguaggio per l'intento nostro, è il complesso dei segni articolati ed udibili per cui nell'umana società il pensiero è principalmente espresso, essendone il gesto e la scrittura gli ausiliari subordinati. (p. 2)
- Whitney (1876)

[…] [il nostro linguaggio] c'è insegnato da quelli tra i quali ci toccò di passar la puerizia. E questa risposta ovvia e di mero buon senso è […] la risposta giusta. In primo luogo, essa mette da parte ed esclude due altre risposte, che si potrebbero affacciare alla mente: che il linguaggio sia una caratteristica della razza, e come tale ereditato dai propri antenati, unitamente al colore, alla costituzione fisica, alle qualità del carattere, e simili; o che sia indipendentemente prodotto da ogni individuo, nel natural corso del suo sviluppo corporeo e mentale (pp. 8-9).
- Whitney (1876)

[…] il linguaggio è uno strumento; e la legge della semplicità dei primi inizi si applica ad esso non meno naturalmente e necessariamente che agli altri strumenti. (p. 274)
- Whitney (1876)

[…] il linguaggio, il quale più specialmente d'ogni altra [istituzione] incorpora e rivela gli atti dell'anima. (p. 363)
- Whitney (1876)

[…] il linguaggio è l'espressione del pensiero maturato ed esercitato, e il piccolo alunno entra nell'uso di esso tanto presto di quanto la capacità naturale e le circostanze favorevoli lo rendono atto a ciò. (p. 16)
- Whitney (1876)

[…] il linguaggio, come lo concepiscono i più di quei che se ne giovano, è puramente un mezzo di ricevere e di dare quanto esso valga per lo spirito dell'individuo, e quanto per la razza, pochi han tanta vista da scorgerlo. (p. 342)
- Whitney (1876)

[…] nessunn fatto in nessun linguaggio è inteso perfettamente, fino a che non sia stato illustrato dal confronto d'ogni altro fatto analogo […]. (pp. 375-376)
- Whitney (1876)

[…] nessuna lingua al mondo esiste in uno stato eguale affatto nella intera società che la parla: è sempre un gruppo, sia pur limitatissimo, di dialetti affini. (pp. 277-278)
- Whitney (1876)

[…] uno si guadagna il proprio linguaggio con un processo di apprendimenti, e non altrimenti […]. (p. 30)
- Whitney (1876)

[…] una serie più importante di mezzi di ampliamento del linguaggio: cioè la capacità, appartenente ad ogni favella avente qualche po’ di carattere flessionale, di moltiplicare le applicabilità e così le utilità, del suo materiale, nuovo o vecchio, coll'aggiungervi elementi formali, col farlo passare attraverso ai processi di flessione e di derivazione. Non è a dire certamente che tutto l'apparato formale posseduto da un linguaggio possa essere volto ad un tale uso […]. (p. 164)
- Whitney (1876)

[…] forse la migliore e più sicura pietra di paragone della capacità d'una lingua è il profitto che ne han tratto quei che la parlano. La lingua non è che lo strumento dell'espressione del pensiero. Se un popolo […] ha osservato con successo le somiglianze e le differenze delle cose, ha ben distinto, ben combinato, ben ragionato; la sua lingua, per quanto apparentemente sia di struttura, dal punto di vista tecnico del linguista, imperfetta, ha tutti i vantaggi provenienti da tali fatti; è lo strumento conveniente di uno spirito illuminato […] Anche in un altro senso, una lingua è ciò che quei che la parlano la fanno: la sua struttura, qual che essa sia, rappresenta la loro capacità collettiva circa quel punto. La struttura della lingua è non meno d'ogni altra parte della civiltà, l'opera della razza; ogni generazione, ogn'individuo ha fatto la sua parte nel coniarla. (p. 271)
- Whitney (1876)

[…] più lenta o più rapida la produzione del linguaggio è un processo continuo; che varia in quantità e qualità secondo le circostanze e le abitudini della società che parla, ma non cessa mai; né mai vi fu un tempo, in cui esso sia andato avanti in un modo speciale e diverso dal presente. (p. 368)
- Whitney (1876)

[…] l'organo […] del rapporto logico: l'abilità di mettere strettamente insieme un soggetto e un predicato, e di saggiare la corrispondenza con la replicata comparazione, vien solamente col linguaggio; ed è questo il mezzo utilissimo col quale le antiche cognizioni sono corrette e nuove altre conseguite. (p. 25)
- Whitney (1876)

[…] il più grandioso movimento interno, di un linguaggio che cresce e progredisce, consiste nel passaggio da usi più materiali a usi più formali, onde parole e frasi assumono un senso men grossolano e fisico, anche fino al punto da assottigliarsi a parole indicanti forme, ovvero, proprio combinandosi con altri elementi, a elementi formali […]. (p. 269)
- Whitney (1876)

[…] l'individuo impara il suo linguaggio, appropriandosi i segni parlati, di cui questo consta, a forza di imitarli come li sente dalle labbra degli altri, e plasmando i suoi concetti in conformità con essi. Solo a questo modo ogni linguaggio esistente è tenuto in vita; se questo processo di tradizione, d'insegnamento e d'apprendimento, avesse a cessare in qualche lingua di questo mondo, quella lingua verrebbe a spegnersi ipso facto. (p. 37)
- Whitney (1876)

[…] la massa del linguaggio di ciaschedun uomo viene acquistata da lui con un processo di apprendimento, ossia di diretta acquisizione di ciò ch'è posto avanti al suo spirito da altri; che però ognuno è contemporaneamente un collaboratore nell'opera di modificare il linguaggio; contribuendovi, per dire il vero, sol per una quota infinitesima, giusto in proporzione dell'importanza ch'egli ha nell'accolta dei parlanti da' quali il linguaggio è mantenuto in vita, ma pur mettendo la parte sua in una somma che in fine è tutta costituita di tali parti infinitesime, e non esisterebbe senza di esse. (pp. 188-189)
- Whitney (1876)

[…] il significato dei termini 'lingua' e 'dialetto', nella loro relazione vicendevole. Essi son solo due nomi della stessa cosa, considerata da diversi punti di vista. Un corpo di espressioni usate da una società per quanto ristretta ed umile, per gli intenti della comunicazione, e come istrumento del pensiero, è 'lingua'; nessuno penserebbe di dire che chi la parla possegga un dialetto ma non una lingua. Dall'altro lato, non v'è nessuna favella al mondo a cui non potremmo applicare con tutta libertà e con proprietà perfetta il nome di dialetto, quando per questo si intenda un corpo di forme linguistiche collegate da singolar parentela. (p. 216)
- Whitney (1876)

[…] il vecchio materiale del linguaggio va soffrendo di continuo estensione e trasferimento a nuovi usi, senza che a disturbar questi venga troppo importunamente la superstite impressione del primo significato. (pp. 97-98)
- Whitney (1876)

[…] le notevoli analogie, esistenti tra la nascita e lo sviluppo e lo scadimento e spegnimento d'un linguaggio da un lato, e gli stessi momenti di un individuo organizzato o d'una specie intera dell'altro, sono state abbastanza spesso rilevate e svolte; alcuni n'han perfino inferito che il linguaggio sia un organismo e meni una vita organica governata da leggi tra cui gli uomini non possono frapporsi. (p. 39)
- Whitney (1876)

[…] e si è fissato il principio che nel linguaggio ogni parola sia in origine una forma flessionale, o verbale, o declinativa. (p. 253)
- Whitney (1876)

[…] non v'è linguaggio al mondo che non esista nella condizione di divisione dialettale, cosicchè la favella di ogni comunità è un membro di una famiglia più o meno estesa- ammenochè, veramente, non vi sia possibilmente qua o là un linguaggio isolato, così prossimo ad estinguersi, da essere usato soltanto nella più angusta società possibile, da poche famiglie, cioè, o da un solo villaggio. (p. 213)
- Whitney (1876)

[…] vi devono essere in ogni linguaggio esistente, preso in un momento qualunque, processi di differenziazione non ancora pienamente compiuti, parole e forme di parole in uno stato di transizione, alterantisi ma non alterate, parole e frasi in prova, introdotte ma non generali, parole che invecchiano ma non sono ancora invecchiate; antichi modi di pronuncia che cominciano a parere strani ed affettati; nuovi modi che vengono in voga; e così via, proseguendo per tutta la serie dei possibili cambiamenti linguistici. E questo è, difatti, precisamente lo stato delle cose, in ogni lingua di questo mondo […]. (p. 189)
- Whitney (1876)

[…] ciò che universalmente si verifica tra lingue aventi relazione tra loro: i loro suoni, nelle parole corrispondenti, non sono punto sempre identici; son diversi, piuttosto, ma diversi di una differenza costante: vi esiste tra loro un rapporto fisso, sebbene non sia di identità. Per cui il primo punto a cui comparando due lingue bisogna badare è questo: quali suoni, vocalici o consonantici, nell'uno, rispondano a quali suoni nell'altro. Questa condizione di cose è un semplice risultato necessario del fatto […] che due linguaggi non cangiano precisamente alla stessa guisa. (pp. 72-74)
- Whitney (1876)

[…] quando scienza ed arte e filosofia van facendo rapidi progressi, quando nuovi rami di conoscenze germogliano, l'un dopo l'altro, reclamando ognuno un intero vocabolario di nuovi termini, quando infinite schiere di nuovi fatti ed oggetti vengono in campo, allora i nativi moti di sviluppo, sia pure del più fertile linguaggio, saran tacciati d'incapacità a fornire una nomenclatura per tutto. Sono i vocabolari tecnici, le parole dell'uso dotto, che principalmente abbisognano […]. (p. 151)
- Whitney (1876)

[…] se il linguaggio umano ha tanta unità come contrapposto all'espressione brutale, in sé stesso è di una varietà che si deve chiamare senz'altro discordanza. È una congerie di linguaggi a sé, separati complessi di segni acustici del pensiero i quali complessi raggiungono un numero notevolissimo, anche a voler fare il computo in guisa da contare come un sol linguaggio un gruppo di linguaggi intellegibili alla meglio l'uno all'altro. Tra linguaggio e linguaggio può correre ogni grado di differenza. (pp. 2-3)
- Whitney (1876)

Un intero linguaggio, o famiglia di linguaggi, resta annientato per la distruzione della società che lo parlava, o quando questa adotti un altro linguaggio. (p. 320)
- Whitney (1876)

Ogni linguaggio vivente è in una condizione di crescenza e cambiamento continuo. (p. 38)
- Whitney (1876)

Tutto il materiale del linguaggio ci mostra in sé più o meno l'azione di tutti i processi di sviluppo […]. (p. 61)
- Whitney (1876)

Attraverso il mondo della materia e dello spirito, i nostri predecessori, con quant'accortezza aveano a loro disposizione, sono andati osservando, deducendo e classificando, e noi nel linguaggio e per la trafila del linguaggio ereditiamo i risultati dei loro accorgimenti […] Così è delle qualità degli oggetti sieno fisiche sieno morali e de' loro rapporti attraverso l'intera cerchia delle categorie […]. (p. 24)
- Whitney (1876)

Un linguaggio appreso è qualcosa di imposto dal di fuori sopra i metodi ed i risultati dell'azione mentale. Esso infatti, come un'armatura imposta sopra un corpo che cresce e si sviluppa, dà forma a ciò che gli sta sotto, determinando la "forma interiore"; ma pure è armatura sciolta e pieghevole. Mentreché opera con essa, la mente va pure minandole sotto, occultandone e adattandone, cambiandone e migliorandone le classificazioni, cacciandovi dentro sapere nuovo e istruzione migliore. (p. 35)
- Whitney (1876)

Siccome tutti gli elementi di un dato linguaggio son tenuti in vita sol dall'essere insegnati ed imparati, così egli è abbastanza evidente, che la cessazione di questo processo di tradizione riguardo ad un dato elemento ne deve portare l'annullamento. (p. 125)
- Whitney (1876)

Ogni singolo linguaggio ha così la sua peculiare ossatura di stabilite distinzioni, i suoi tipi e le sue forme di pensiero, entro le quali, per l'essere umano che impara quel linguaggio come "lingua materna" è 'gettato' il contenuto ed il prodotto della sua mente, il suo tesoro d'impressioni, comunque acquistate, la sua esperienza e conoscenza del mondo. (p. 25)
- Whitney (1876)

Se il linguaggio erompesse dal di dentro, come spinto fuori da un intimo bisogno dello spirito, esso dovrebbe spicciare più impetuoso e più pieno nell'uom solitario, il quale, escluso dagli altri modi di progredire, sarebbe ridotto a quell'unica risorsa, del parlare; eppure l'uomo solitario è muto, non meno degli animali inferiori. (p. 343)
- Whitney (1876)

Se il linguaggio fosse esso stesso un dono, una facoltà, una capacità, potrebbe essere considerato come soggetto di una donazione diretta; siccome invece è solo un risultato, un risultato storico, così asserire ch'esso sia saltato su bell'e fatto, assieme all'uomo, è asserire un miracolo […] la teorica della natura del linguaggio stabilita dalla linguistica toglie ogni fondamento alla dottrina dell'origine divina nel senso che questa si prendeva una volta. L'attitudine umana a cui la produzione del linguaggio è più direttamente dovuta è […] la capacità d'adattare in modo intelligente, e non per cieco istinto solamente, i mezzi al fine. Questa non è già una facoltà unica; anzi è una sintesi di molte facoltà, che si uniscono ed intrecciano. (p. 362)
- Whitney (1876)

Dal momento che all'uomo primitivo si nega il possesso degli altri elementi della civiltà, e si tiene che egli li abbia a grado a grado svolti da meschini principi di cui esso stesso fu autore, ei non v'è ragione perché non s'abbia a tenere lo stesso relativamente al linguaggio, che non è che uno degli elementi della civiltà. Anche tra i linguaggi esistenti vi son differenze di grado, come tra le fasi di coltura ora esistenti nel mondo. (pp. 359-360)
- Whitney (1876)

In un certo senso, ogni individuo parla un linguaggio diverso da ogni altro uomo. Le abitudini e le opportunità di ognuno sono state tali da dargli il possesso di una parte, poniamo, della favella nativa, non precisamente identica con la parte posseduta da un altro […]. (pp. 189-190)
- Whitney (1876)

Per intendere il movimento storico di un linguaggio a un dato periodo, dobbiamo analizzarlo a parte a parte in tutti quei processi [cambiamento della forma esterna delle parole, cambiamento nel contenuto interiore delle parole, perdita di parole e forme, produzione di nuove parole e forme], e vedere come, separatamente ed insieme, essi operino, notare la specie ed il grado di attività di ciascuno, e rintracciare, se è possibile, le cause che determinano la loro differenza. (p. 169)
- Whitney (1876)

Esso [il linguaggio] non è una facoltà e un'attitudine; non è un immediato esercizio della facoltà pensante: è un mediato prodotto ed un istrumento. A taluni dotti, superficiali o pregiudicati, questo sembra un modo di vedere insoddisfacente; meschino, se occorre. Ma gli è che essi confondono insieme due ben diversi sensi della parola 'linguaggio'. (pp. 334-335)
- Whitney (1876)

Non è che la sua caratteristica tendenza all'obblio del significato originario ed al disprezzo della congruenza etimologica il linguaggio la dimostri soltanto in frasi verbali, e in altri esempi di riduzione di termini di significato indipendente a valor formale. (p. 121)
- Whitney (1876)

Non c'è rischio che si esageri il guadagno che la mente fa nel conquistarsi un linguaggio. (pp. 26-27)
- Whitney (1876)

Bisogna […] osservare, che la questione delle radici considerate come inizi storici del linguaggio è affatto distinta da quella dell'origine del linguaggio […] l'una è esclusivamente linguistica, l'altra in parte antropologica. (p. 243)
- Whitney (1876)

Il linguaggio viene ad essere giusto quello che chi lo usa lo fa; i suoi uffici corrispondono alle costui attitudini; se vi è in un linguaggio un organismo superiore che non è in un altro, la ragione sta nella differenza di qualità delle due razze, nella loro diversa capacità all'educazione e allo sviluppo; non già nella qualità degli elementi primi dai quali entrambi presero le mosse, né dei materiali che entrambi ebbero d'allora in poi a loro disposizione. (pp. 275-276)
- Whitney (1876)

Il linguaggio è semplicemente, dei prodotti ed istrumenti delle facoltà interiori, quello che più direttamente e pienamente le rivela nei loro vari modi di operare; per esso la nostra coscienza interiore è […] esternata, messa in luce avanti a noi stessi e agli altri, così da poterla contemplare e studiare. (p. 363)
- Whitney (1876)

Il linguaggio è una delle più scolpite e cospicue, come delle più fondamentalmente caratteristiche, tra le facoltà umane. (p. 3)
- Whitney (1876)

 
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