Citazioni |
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[…] una classe da prendere in considerazione: quella delle semivocali, o suoni che stanno vicini al confine tra vocale e consonante. (p. 82) - Whitney (1876) […] i rapporti di vocale e consonante. Le quali, sebbene la lor distinzione sia della più alta importanza nella fonetica, non son punto sistemi separati e indipendenti, ma soltanto i poli, per così dire, di una serie continua unica, frammezzati da un territorio ondeggiante o neutrale: sono semplicemente i suoni più aperti e più chiusi del sistema alfabetico. Dall'alternamento ed antitesi loro dipende il carattere sillabico od "articolato" della favella umana; il corpo della pronunzia è rotto in 'articuli', "giunture" , coll'intervento di suoni chiusi tra gli aperti, di cui i primi connettono e separano, contemporaneamente, i secondi, ai quali danno chiarezza e flessibilità, e la capacità a una combinazione infinitamente varia. Una mera successione di vocali alternantisi non avrebbe avuto un carattere definito, sarebbe stata cantilena anzichè favella; e, d'altro canto, una mera succession di consonanti, sebben pronunziabile, con sufficiente sforzo, sarebbe stato un fracasso indistinto e sgradevole. (pp. 85-86) - Whitney (1876) Le vocali sono molto più soggette all'alterazione all'ingrosso, di quel che lo siano le consonanti […]. (p. 70) - Whitney (1876) Il ridurre la lunghezza del movimento di queste transizioni [tra vocale e consonante, tra posizioni più aperte e più chiuse], scemando l'apertura dei suoni aperti e la chiusura dei chiusi, è un'economia che gli organi dell'articolazione- naturalmente, senza averne coscienza- si trovano da sé coll'esperienza e da sé imparano ad attuarla. È la più general maniera di influenza assimilativa, esercitata vicendevolmente da consonante e vocale: ogni classe attrae l'altra a sé; le vocali diventano più consonantali, le consonanti più vocaliche. (p. 87) - Whitney (1876)
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