[…] la comunicazione resta sempre la principal forza determinatrice del linguaggio. Per essa e con essa noi facciam la prima provvista di parole; essa è che ci conduce quando mutano le circostanze a mettere da parte le nostre parole vecchie e farcene delle nuove; essa è che determina l'unità di un linguaggio e pone un freno alle divariazioni dialettali; essa è che, e consciamente ed inconsciamente, è riconosciuta da ogni individuo come norma. Parliamo in modo da essere intelligibili agli altri; ascoltiamo e studiamo per intendere gli altri; non parliamo semplicemente come meglio ci accomoda, lasciando agli altri di intenderci se possono e se vogliono. (pp. 343-344) - Whitney (1876) […] le grandi e mirabili potenze dell'anima umana non si sarebbero mai volte in questa speciale direzione [linguaggio], senza la spinta aggiunta dal desiderio della comunicazione: aperta la via da questo, tutto il resto venne da sé. E con ciò neanche vogliam dire che la comunicazione sia l'unico scopo, o lo scopo più alto della favella. (p. 341) - Whitney (1876) […] il principale elemento determinatore della produzione del linguaggio: è il desiderio di comunicazione. E' questo che fa divenire intenzionale ciò che era istintivo. Appena cotal desiderio diventa più distinto e consapevole, esso solleva l'espressione di qualsivoglia cosa al di sopra della sua base naturale e ne fa uno strumento, capace di indefinita estensione e miglioramento. (p. 340) - Whitney (1876) Siccome l'obietto diretto del linguaggio è la comunicazione, così la possibilità della comunicazione fa l'unità del linguaggio. (p. 192) - Whitney (1876) È vero che un certo grado di facoltà comunicativa, sufficiente ai bisogni, infinitamente ristretti del loro gregario commercio si trova anche in alcuni degli animali inferiori. (p. 3) - Whitney (1876) Linguaggio […] significa piuttosto: certi mezzi onde gli uomini consapevolmente ed intenzionalmente rappresentano il loro pensiero affine, principalmente, di farlo noto agli altri uomini: è l'espressione che mira alla comunicazione. (p. 1) - Whitney (1876) La parte della società in tal lavoro [formazione del linguaggio] è dipendente e condizionata dal semplice fatto che il linguaggio non è un possedimento individuale ma sociale. Il linguaggio esiste […] non solo in parte, ma primariamente, pel fine della comunicazione; gli altri suoi usi vengono dopo e come seguito di questo. Anzi la gran massa di quelli che lo parlano credono che esso esista per la sola comunicazione: questo è l'uso che lo presenta e raccomanda ad ogni mente. (pp. 184-185) - Whitney (1876) La necessità della comunicazione è quella che frena i processi alterativi, e la comunicazione è il mezzo per via del quale qualche alterazione oramai eseguita viene adottata da tutti: tutto quello, adunque, che giovi a rendere la comunicazione più vivace e penetrante, attraverso tutte le regioni e tutti gli ordini sociali, sarà un fattore della conservazione più stretta, della unità della favella in tutta la società. D'altro lato, tutto ciò che spunta le forze della comunicazione, e fa che un popolo si scinda in tribù, o in isolate caste o classi, tende ad aumentare la discordia delle forme comprese insieme nel linguaggio comune. (p. 193) - Whitney (1876) Dove manca l'impulso alla comunicazione, ivi non nasce favella. (p. 340) - Whitney (1876)
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