La teoria della doppia articolazione e qualunque definizione del linguaggio basata su di essa lascia un gran margine, per il quale oggi è diffusa la designazione di «prosodia». Si può chiamare prosodico tutto quello che non rientra nella segmentazione fonematica e fonematica; così che l’americano «soprasegmentale» non è un cattivo sostituto. Penso soltanto che non si guadagna niente a parlare di «fonemi soprasegmentali». Bisogna, comunque, tener presente che alcuni tratti prosodici, come gli andamenti della curva d’intonazione, non sono distintivi nel senso in cui il fonema è distintivo, ma direttamente significativi: un andamento ascendente in 'ti piace?' ha una funzione interrogativa, che si può paragonare, per esempio alla funzione negativa di 'non' in 'non ti piace'. In altre parole, può essere uguagliato ad un monema, non ad un fonema. In termini saussuriani, è un segno, un segno minimo, con un 'significant', la salita e un 'signifié', «interrogazione». Teoricamente la distinzione si dovrebbe quindi fare fra doppia articolazione e prosodia, e non, come si fa tradizionalmente, fra fonematica e prosodia. Ma quest’ultimo uso è ampiamente giustificato da molti punti di vista perché è molto raro trovare un 'signifié' così netto come quello che corrisponde all’andamento ascendente interrogativo: in genere anzi l’intonazione manca del carattere discreto di molti gesti. Se quindi siamo d’accordo di mettere assieme fonematica e prosodia sotto la voce fonologia, dobbiamo mettere in rilievo il fatto che la distinzione fra i due rami della fonologia è basata su differenze di segmentazione e che questa dicotomia può a volte essere in conflitto con la classificazione basata sulla funzione. (pp. 52-53)
- Martinet (1984)