La differenza fra funzionali e modalità, vale a dire fra i due tipi di monemi grammaticali, non dovrebbe essere espressa in termini semantici benché in genere le modalità siano semanticamente più ricche dei funzionali; dovrebbe essere invece basata sul ruolo che ogni tipo ha nel periodo. (p. 139)
- Martinet (1984)

Il fatto che si possa usare o non usare questo o quel funzionale, è parzialmente determinato dai bisogni comunicativi a quel dato punto del discorso: dopo 'sta distribuendo dei biglietti' posso specificare o no a chi. Ma dipende anche da quale monema predicativo ho scelto se posso o non posso usare un complemento con 'a'. Ci si riferisce a questo quando si dice che un dato verbo regge questo o quel caso. Il che vale a dire che, su vasta scala, la scelta di un funzionale è predeterminata da quella del verbo della preposizione. Al contrario, la scelta delle modalità è libera, vale a dire che il parlante è determinato nell’uso di 'il' o 'un', del singolare o del plurale, in una certa misura da un riferimento diretto a quello che è realmente l’esperienza da comunicare […] Nonostante queste differenze fondamentali, funzionali e modalità sono stati fino ad ora generalmente confusi ed è facile perché i linguisti che, nella stragrande maggioranza, hanno imparato per prima la grammatica latina, furono tentati tutt’al più di considerarli come due aspetti della stessa realtà linguistica. In latino, come in tutte le lingue indo-europee che hanno conservato le antiche declinazioni, l’espressione del caso e quella del numero sono irrimediabilmente confuse, sotto la forma delle desinenze dei casi che si oppongono ad ogni analisi formale in segmenti successivi. In altre parole, gli amalgami di un funzionale e di una, o più di una, modalità sono qui praticamente la regola e devono essere stati sentiti da generazioni di linguisti come un tratto normale della struttura di ogni lingua che si rispetti. (pp. 82-83)
- Martinet (1984)