Citazioni |
 |
[…] ci troviamo di fronte all’esistenza, nelle antiche lingue indo-europee, di un '-s' nominativo limitato alla designazione di esseri o oggetto concepiti come animati. Questa limitazione suggerisce che in proto-indo-europeo questo '–s' marcava una funzione sentita come caratteristica delle creature animate, vale a dire quella dell’agire in quanto opposta alla passività delle cose. Queste forme in '–s' potevano difficilmente essere soggetti, vale a dire forme usate con la funzione di attualizzatore obbligatorio di un predicato, perché l’informazione zero di un soggetto come tale sarebbe difficilmente compatibile con un’indicatore formalmente esistente. Tutto questo indica in '–s' la marca di un caso ergativo, il caso dell’agente, che deve essere coesistito con un vero nominativo, cioè con la forma del sostantivo usata per introdurre o «nominare» una persona o presentare una creatura o un oggetto. (pp. 208-209) - Martinet (1984)
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